Mense, Poc e Bilancio: dai 5 Stelle niente trasparenza, solo prese in giro

“Confronto, trasparenza e coerenza, che sulla carta dovrebbero essere dei punti centrali dell’azione di governo del Movimento 5 Stelle non sono sicuramente applicati dall’amministrazione Gennari, ciò che è emerso dall’ultimo consiglio comunale ne è la prova – dichiarano i consiglieri comunali del PD.

Il caso di come è stato affrontato il tema della mensa scolastica e dell’aumento del costo di 20 centesimi a pasto per gli alunni che usufruiscono del servizio è emblematico.Vorremmo ricordare innanzitutto che il M5S in campagna elettorale aveva promesso e fatto della centralizzazione del servizio mensa una bandiera del suo programma,ora che si trovano a governare scoprono magicamente che questa cosa non è realizzabile perché i costi sono troppo alti. Una presa in giro quella nei confronti dei cittadini che è continuata anche dopo essersi accorti della situazione reale, infatti il 27 febbraio la giunta comunale dà il via libera all’incremento delle tariffe ma all’incontro con il comitato dei genitori del 15 marzo viene detto a questi ultimi che saranno coinvolti nelle decisioni. Vorremo fare notare che un confronto diventa impossibile quando una decisione è già stata presa. Per quanto riguarda il tema dell’aumento delle tariffe di 20 centesimi – continuano i consiglieri del PD– condividiamo la proposta di Rifondazione Comunista di stanziare 5 mila euro all’anno per calmierare la situazione che si è venuta a creare, questa scelta venne fatta dall’amministrazione precedente in un caso analogo anche su forte spinta del comitato dei genitori. Ci aspettiamo anche in questo caso da parte di quest’ultimi un sostegno a questa proposta ed un pungolo nei confronti della maggioranza per un cambio di atteggiamento. Il sindaco Gennari ha detto inoltre che il servizio mensa è quello che registra il maggior numero di insoluti, a questo punto vorremmo sapere quali azioni sono state messe in campo dall’amministrazione per recuperare questa situazione e a quanto ammonta la cifra. Vogliamo capire se è stato fatto tutto quello che è possibile, sulla base anche di quello che è disciplinato nell’articolo 117 del TUEL e questo perché sarebbe sbagliato ed iniquo vessare ulteriormente con degli aumenti i cittadini che pagano con puntualità il servizio per compensare le lacune di altri.

Anche sul tema dei POC –continuano i consiglieri del PD– dobbiamo registrare un atteggiamento di completa chiusura da parte della maggioranza nei confronti delle minoranze e che il metodo di lavoro sia radicalmente cambiato, in negativo, rispetto al passato lo dimostra il fatto che nella precedente legislatura sul medesimo tema sono state fatte diverse commissioni mentre in questa il tutto si è risolto con un incontro alcuni giorni prima del consiglio. Sulla base di questa situazione il nostro voto non poteva che essere l’astensione se avessimo avuto più tempo e più elementi avremmo lavorato sicuramente per migliorare ulteriormente quello che è stato proposto dalla maggioranza che vogliamo ricordare in larghissima parte è figlio della precedente amministrazione.

Sul tema del bilancio non possiamo che rimarcare una gestione assolutamente pericolosa da parte della maggioranza, una posizione questa fondata su numeri che dicono come nel 2017 i residui attivi, ossia soldi messi a bilancio che possono essere spesi ma che non sono ancora stati incassati hanno superato la soglia dei 5 milioni di euro. Qualora le entrate previste per coprire tali uscite non diventassero effettive l’unica via di uscita è quella di accendere dei mutui, quindi aumentare l’indebitamento dei cittadini. Per l’amministrazione Gennari – concludono i consiglieri PD- quello di aumentare il debito slegato da qualsiasi visione progettuale della città sembra essere un’azione oramai consolidata che sta mandando letteralmente in fumo i tanti sacrifici fatti negli ultimi anni.”

Le incongruenze del DUP (Documento unico di programmazione) presentato dalla giunta Gennari

Come sappiamo nell’ordinamento degli enti locali il DUP (Documento Unico di Programmazione) è il documento fondamentale, nel quale vengono messi a rapporto gli indirizzi di carattere politico programmatico di un sindaco e della sua maggioranza, con le azioni e gli interventi di tutta la struttura amministrativa necessari a realizzarli.

Si tratta di un documento molto corposo ed omnicomprensivo (il nostro è composto di 233 pagine), in poche parole è lo specchio, stabilito dalla legge, che dispone l’azione amministrativa e ne registra la coerenza con quanto viene dichiarato in sede di proposta politica ai cittadini.

Purtroppo il DUP presentato dalla giunta Gennari non sempre questa coerenza la conferma. Anzi.

Non è solo un problema formale di trasparenza delle scelte amministrative, è che senza coerenza del DUP i cittadini e chi li rappresenta in consiglio comunale, non possono sapere dove chi li governa vuole davvero portare la città.

I documenti di bilancio, che dovrebbero dare attuazione al DUP diventano in questo modo decisamente “ballerini”, perché non avendo più una fonte precisa possono essere curvati a seconda delle convenienze del momento, dei gruppi di pressione che più alzeranno la voce, degli interessi che troveranno modo di influenzare le scelte amministrative.

In poche parole è la programmazione dell’attività amministrativa, conquistata con grande fatica nelle previsioni di legge dopo gli anni di tangentopoli, che viene in questo modo elusa e cancellata.

Per dimostrare le cattive pratiche intraprese dalla giunta Gennari, che ci riportano al passato e a procedure amministrative che non dovrebbero esistere più, si possono fare diversi esempi. La parte che riguarda l’urbanistica e le conseguenze che i relativi indirizzi hanno sul bilancio è un bel banco di prova, vale la pena di esaminarlo con un po’ di attenzione.

Nelle previsioni di bilancio 2018 che dovrebbero essere conseguenti alle indicazioni del DUP si assegna agli oneri derivanti dalle concessioni edilizie un ruolo piuttosto importante, per la precisione 700.000 euro nel 2018 ed ancora più negli anni successivi, tanto da raggiungere i 2,5 milioni di euro nel triennio.

Una cifra in notevole crescita rispetto all’anno passato, tuttavia se ricerchiamo nel DUP i presupposti politico/programmatici di questa previsione ci troviamo in grande difficoltà, perché da nessuna parte sono indicate le decisioni che dovrebbero essere alla base della possibilità di incassare quelle cifre. Decisioni ovviamente che riguardano gli indirizzi di politica urbanistica, quelli che possono effettivamente produrre o meno una ripresa delle attività del settore edile.

Fin dalle prime settimane dopo l’insediamento della nuova amministrazione, il gruppo consigliare del PD ha più volte insistito, anche con una interrogazione, per spingere il Sindaco e la sua maggioranza a concludere l’iter di approvazione definitiva del nuovo Regolamento Urbanistico (RUE) e del POC (Piano Operativo Comunale) che erano stati adottati nel dicembre 2015 dal Consiglio Comunale precedente.

Le risposte del governo a 5 Stelle furono molto indispettite, lasciando intendere che la nuova maggioranza non avrebbe mai confermato quello che era stato già avviato dalla giunta Cecchini.

E così, purtroppo, sono passati molti mesi prima che, avendo finalmente constatato che non si poteva ingessare la città nella doppia lettura delle norme vecchie e di quelle nuove soltanto adottate, il sindaco Gennari si decidesse a portare in approvazione il RUE.

Una approvazione, è bene ricordarlo, che è avvenuta esattamente nella formulazione predisposta dalla giunta precedente.

Insomma si è solo perso tempo inutilmente per una scelta che poteva essere fatta subito.

Il POC invece attende ancora di essere portato a conclusione, nonostante si sia capito, dai contatti intercorsi con gli operatori, che anche Gennari si è ormai convinto che è insensato, anche su questo versante, tenere paralizzata la città.

Purtroppo però le perdite di tempo non sono mai gratis. E’ intervenuta nel frattempo infatti la nuova legge urbanistica regionale, di cui si conoscevano i contenuti da molto tempo, che lascia una sola strada per l’iter degli strumenti urbanistici in corso di definizione, quella di approvare il POC così come è stato adottato dalla giunta Cecchini.

Se la maggioranza del M5S avesse avuto intenzione di modificare il POC, come è trapelato dai numerosi incontri con gli operatori immobiliari, per aumentare la capacità edificatoria delle diverse schede (cosa pienamente legittima, che consideriamo però davvero molto discutibile), avrebbe dovuto muoversi per tempo, tempestivamente, entro i termini stabiliti dalla nuova legge regionale.

Così non è avvenuto e perciò, restando in una procedura normale, rimane solo la scelta di confermare il POC della precedente amministrazione, che fortunatamente è più rispettoso del carico urbanistico territoriale rispetto ai desideri edificatori della coppia Gennari/Battistel.

Potrebbe essere la scelta giusta, non è questo che qui si discute, ma se così stanno le cose, perché allora si è aspettato tanto, perché sono ormai due anni che si è bloccata l’approvazione del POC con evidenti conseguenze negative sulle attività dell’industria edilizia a Cattolica?

Un risultato e certo, tutta la procedura che attraverso le pubblicazioni e le osservazioni del Piano consente ai cittadini di dialogare in maniera trasparente e verificabile con l’amministrazione pubblica, in questo modo viene azzerata e nessuno potrà esaminare alla luce del sole le proposte migliorative avanzate dai cittadini o dagli operatori interessati.

Al posto dei percorsi di trasparenza previsti dalle leggi sappiamo solo che si sono susseguiti, negli ultimi mesi, numerosi incontri tra il sindaco, l’assessore, il dirigente e i presentatori delle diverse schede del POC per aggiustare in qualche modo la cosa. Certamente l’assessore avrebbe dovuto informarne la commissione consigliare, ma quello che, in sede dei bilancio, salta agli occhi è che di questo lavorio che dovrebbe portare cospicui oneri di urbanizzazione nelle casse del comune, all’interno del DUP, che è il documento a ciò deputato, non c’è alcuna traccia.

Sarebbe sicuramente nell’interesse della città che il POC finalmente partisse, ma come si vede dai documenti emerge che a Palazzo Mancini la mano destra letteralmente non sa cosa sta facendo quella sinistra.

Vediamo. Nella prima parte del DUP, la sezione strategica, a pag. 71 LINEA STRATEGICA 2 si dice: “il principio ispiratore sarà cementificazione zero e le premialità verranno riservate a ristrutturazioni che si ispireranno a risparmio energetico e calo delle emissioni”, è una formulazione decisamente generica e in nessuna altra parte di questa sezione purtroppo si fa riferimento al POC.

Evidentemente il DUP è stato scritto quando ancora, nella filosofia Gennari, qualsiasi cosa fatta dalla giunta precedente andava cestinata e da allora l’impegno programmatico non è stato più corretto. Da dove saltano fuori allora tutti quei soldi per gli oneri di urbanizzazione se non rientrano negli obiettivi strategici del DUP?

Logica vorrebbe che almeno nella Sezione Operativa si dicesse qualcosa a questo proposito.

La Sezione operativa del DUP infatti è quella che dovrebbe stabilire gli impulsi che deve seguire la macchina comunale, risorse del personale comprese, per realizzare gli obiettivi strategici e tradurli nel bilancio.

E’ istruttivo leggere le tabelle di pag.122, Missione 08. In nessuna di esse si fa riferimento al POC adottato o ad un POC da correggere. Si accenna solo ad un non meglio precisato POC dell’arenile e del Centro Storico, che è decisamente cosa ancora da definire, ma non si fa nessun riferimento alla volontà di approvare definitivamente il POC già adottato, operazione sulla quale la giunta Gennari invece sta lavorando da mesi, a fari spenti però.

Ci si chiede qual è la ragione di questa omissione: c’è forse un imbarazzo tutto di parte politica e poco rispondete agli interessi della città, perché se si facesse così si finirebbe per dare continuità a quanto previsto dalla giunta Cecchini?

In questa nebbia totale ci tocca ragionare perciò per ipotesi.

Come gli addetti ai lavori sanno, la nuova legge regionale basa la sua attuazione sugli Accordi di Programma, cioè su un meccanismo che rende trasparente il rapporto pubblico/privato nel dare esecuzione al Piano Urbanistico Generale. Anche la vecchia legge regionale contemplava gli Accordi di Programma, avevano una formulazione diversa, ma in ogni caso avevano la forza di proporre variante allo strumento urbanistico vigente.

Visto l’interesse dimostrato dalla giunta Gennari ad aumentare la capacità edificatoria di diverse schede del POC, possibilità che, nella sua procedura più coerente e trasparente, è tramontata dopo mesi di tentennamenti con l’approvazione della nuova legge regionale, è possibile che a Palazzo Mancini abbiano pensato alla via degli Accordi di Programma.

Se si volesse battere quest’altra strada per driblare i POC adottati dalla maggioranza del sindaco Cecchini e aumentarne la capacità edificatoria si potrebbe certamente fare.

Però, bisogna ricordarlo, si può farlo solo nei tempi e nei modi consentiti dalle norme, con un percorso trasparente e verificabile dai cittadini e soprattutto dichiarandolo come obiettivo nel DUP, disponendo perciò con chiarezza gli indirizzi e le risorse necessarie, perché altrimenti insieme alla coerenza e alla trasparenza va a farsi friggere anche il principale strumento di programmazione del comune.

D’altra parte la traccia degli Accordi di Programma per immaginare la fonte degli introiti da oneri di urbanizzazione iscritti a bilancio è interessante perché ci porta ad un altro bel caso di mancata coerenza nella programmazione, scolpito dal DUP della giunta Gennari.

Il tema dei centri commerciali è un tema caldo, come dimostrano recenti vicende nei comuni vicini, un tema cui l’opinione pubblica presta grande attenzione e che giustamente deve trovare indicazioni vincolanti nei documenti di programmazione.

Di nuovo a pag. 71 leggiamo una dichiarazione molto impegnativa a proposito del commercio: ”Gli strumenti urbanistici vigenti saranno utilizzati non per favorire l’apertura di grandi strutture di distribuzione (come invece ha fatto la passata amministrazione, mettendo in grave difficoltà i tanti commercianti a favore di pochi interessi privati), al contrario l’intenzione è quella di promuovere il tessuto commerciale inserito nel contesto storico-architettonico della città…..”

Al di là delle argomentazioni false contro la giunta precedente ed anche di alcuni aspetti di merito molto discutibili, l’affermazione è chiara e non si presta davvero ad equivoci. Niente grandi strutture di distribuzione e rigorosa tutela del commercio nel centro storico, neanche un malevolo diffusore di fake news potrebbe immaginare introiti per le casse comunali in oneri di urbanizzazione da queste cose.

Tuttavia c’è un piccolo particolare: è stata recentemente varata una delibera di giunta che si rimangia questa solenne dichiarazione. La delibera di giunta promuove il varo di un Accordo di Programma per l’edificazione, su di un’area attualmente verde, nei pressi del centro storico, di un nuovo supermercato di oltre 2000 mq. come trasferimento e moltiplicazione del Conad Macanno.

La delibera è del 22 settembre 2017 ed interviene a gamba tesa su una vicenda molto delicata.

Secondo le previsioni del PSC (Piano Strategico Comunale) quell’area era soggetta a scheda POC e una proposta di sua attuazione venne presentata, tra le altre, nel Piano adottato nel Dicembre 2015.

Tuttavia in quella seduta del Consiglio Comunale molti consiglieri di maggioranza e di opposizione si dichiararono contrari perché non ci vedevano chiaro nel preesistente contenzioso legale tra la proprietà ed il comune e nelle quantità di edificazione concesse. La giunta Cecchini, vista l’opposizione di gran parte del consiglio, valutò serenamente di ritirare la scheda.

Adesso, alla faccia di quanto solennemente scritto a pag. 71 del DUP il trasferimento e l’ingrandimento del CONAD Macanno invece resuscita e l’area verde sparisce. Vale la pena di ricordare che quelle affermazioni che vengono così allegramente calpestate rimangono comunque, fino a quando non decideranno di cancellarle, impegnative e centrali negli intendimenti del DUP presentato del governo a 5 Stelle.

Per aggirare la mancata approvazione della scheda POC ed attivare l’Accordo di Programma si è trovata inoltre una soluzione molto ingegnosa, ma scarsamente documentata. Si dichiara un interesse pubblico legato alla cessione di una parte dell’area per la realizzazione della nuova caserma della Guardia di Finanza.

Occorre sottolineare che l’area in questione, nella scheda POC presentata a suo tempo, ma mai approvata dal consiglio, sarebbe stata comunque ceduta al pubblico. Nulla di nuovo dunque sotto questo profilo, solo che la destinazione è diversa ed è molto più invasiva dal punto di vista del cemento di quella del 2015.

Allora qual è il vantaggio per il pubblico oggi, rispetto al dicembre 2015?

Quelle scelte che non bastarono allora a convincere il consiglio comunale e la giunta Cecchini, adesso, decisamente peggiorate dal punto di vista ambientale, vengono invece abbracciate dalla giunta Gennari.

E’ bene notare, tra l’altro, che, tra la documentazione disponibile, non vi è nessuna testimonianza di un reale interessamento della Guardia di Finanza a quell’area, non una comunicazione, non una lettera, nulla.

Per un qualsiasi provvedimento della pubblica amministrazione, quando viene richiamato l’interesse pubblico, dovrebbe essere prodotto almeno un documento che attesti l’effettiva esistenza di quell’interesse.

A pensare male si fa peccato è vero, ma, stando così le cose, potrebbe legittimamente nascere il dubbio che, siccome nella formulazione della vecchia legge urbanistica (era ancora quella in vigore quando venne approvata la delibera della giunta Gennari), l’Accordo di Programma deve essere giustificato da un interesse pubblico, si sia usata l’interminabile vicenda della caserma della Guardia di Finanza, per soddisfare la richiesta di un privato che era già stata bocciata in passato.

C’è ovviamente da augurarsi che si tratti solo di un cattivo pensiero perché altrimenti sarebbe davvero molto grave. E’ urgente perciò fare conoscere, per fugare ogni dubbio, la richiesta delle Fiamme Gialle di disporre di quell’area e quando questa sia pervenuta al Comune di Cattolica.

Ricordiamo che nella pubblica amministrazione non possono fare testo le chiacchiere. Come dicevano i romani: scripta manent, verba volant.

Come si vede gli esempi riportati sono molto interessanti ed illuminanti a proposito della considerazione che la giunta Gennari ha dei documenti di bilancio, ma sono anche preoccupanti per due altre ragioni.

La prima, la più ovvia, essi dimostrano quale sia il livello di attendibilità del DUP presentato dal sindaco del M5S. Come abbiamo dimostrato il documento sul quale si basa la possibilità di verificare la coerenza dell’azione amministrativa con quanto è stato programmato e che dovrebbe perciò essere estremamente scrupoloso e dettagliato, è invece pieno di buchi e non dichiara i veri obiettivi che vengono perseguiti nel bilancio.

La seconda segnala invece un pericolo, la tentazione politica che si intravede nei comportamenti della giunta Gennari, di fare quadrare i conti delle casse comunali ricorrendo ad uno spregiudicato e non controllato incremento degli oneri di urbanizzazione, che vuol dire banalmente puntare a più edificazione a qualsiasi condizione, alla faccia dei fustigatori che giuravano sulla cementificazione zero.

Da questo punto di vista, basta documentarsi un po’.

Sono molti gli osservatori che hanno imputato alla bulimia di oneri di urbanizzazione delle amministrazioni locali la responsabilità della bolla immobiliare degli anni passati che ha prodotto, oltre allo sperpero di tanto territorio inedificato, un crollo del mercato immobiliare. La causa è stata indicata proprio nella ricerca di più risorse finanziarie da parte di molti comuni che hanno provato a raggiungere questo risultato rilasciando una quantità di concessioni edilizie decisamente superiore alla capacità del mercato di assorbirle.

Se questo fosse l’obiettivo vero, ma non dichiarato, del M5S a Cattolica, come pare si possa desumere dalle poste di bilancio alla voce oneri e dai numerosi incontri che sono stati svolti nelle settimane passate con gli operatori immobiliari, sarebbe bene discuterne apertamente. Una cosa sono infatti le opportunità di ripresa delle attività nel settore edile, attraverso la rigenerazione urbana, altra cosa il sostegno alla speculazione o l’edificazione sulle poche aree ancora libere dal cemento.

Discuterne anche in sede di DUP, come prescrive la legge.

Finalmente tutti i rappresentanti dei cittadini eletti in Consiglio Comunale, sia di maggioranza che di opposizione, potrebbero dire a ragion veduta su cosa sono contrari e cosa invece condividono, decidendo alla luce del sole il destino della nostra città.

I punti deboli del bilancio presentato dalla giunta Gennari

Per capire meglio quali sono i punti deboli del bilancio presentato dalla giunta Gennari ed i pericoli che stanno di fronte ai conti pubblici del Comune di Cattolica a causa delle scelte sbagliate del Movimento 5 Stelle, può essere utile confrontare quello che sta avvenendo nel nostro comune con i dati che riguardano la situazione degli altri comuni italiani.

Circa due mesi fa è stato presentato uno studio sull’andamento fiscale dei comuni italiani nel periodo 2010/2015, per verificare come i nostri enti locali abbiano reagito alla stretta della finanza pubblica imposta dal centro e quali percorsi virtuosi sono stati invece intrapresi per ottenere tre risultati fondamentali: primo, ridurre la spesa corrente, quella spesa cioè che non genera nuove infrastrutture od opere pubbliche, ma che alimenta semplicemente il funzionamento giorno dopo giorno della macchina comunale, secondo, diminuire l’indebitamento e, terzo, parallelamente, aumentare gli investimenti in opere pubbliche, quelle che cambiano il volto di una città.

Prima di vedere alcuni dati dello studio vale la pena di sottolineare che questi tre obiettivi fondamentali per la finanza locale in genere vengono largamente condivisi da tutti i partiti.

Si discute e si polemizza, anche in maniera accesa, su come raggiungerli, ma più o meno tutti concordano che queste mete debbano essere perseguite e perseguite congiuntamente.

Anche facendo una rapida visita al blog del M5S è facile constatare che il movimento che ha la maggioranza nel nostro comune, nazionalmente si dice particolarmente convinto di questi obiettivi e critica aspramente le amministrazioni che non li perseguono

Torniamo allo studio nazionale. Nel periodo esaminato la spesa corrente dei comuni si è ridotta di circa il 6%, il 68% dei comuni l’ha ridotta, il 31% l’ha aumentata, i comuni che hanno concorso maggiormente alla sua riduzione sono quelli della nostra dimensione. E’ un dato che va considerato positivamente.

Purtroppo, ci dice l’indagine nazionale, gran parte della riduzione è avvenuta per fattori esterni, come il blocco del turn over del personale che rappresenta di gran lunga la principale voce della riduzione.

Solo il 16% del totale della riduzione deriva da minori spese per l’acquisto di beni e servizi.

L’invito ai comuni, che viene formulato a conclusione dello studio, è quello di incidere maggiormente per il futuro sulla spending review, cioè su quella revisione della spesa corrente che consente di risparmiare ed evitare sperperi e che fino al 2015 era stata fatta in modo insufficiente.

Sempre nel periodo 2010/2015 l’indebitamento dei comuni italiani è diminuito di una cifra consistente pari al 13,81%.

Per gli investimenti, invece si registra purtroppo una diminuzione, che è stata senz’altro influenzata da una minore disponibilità di risorse dal centro e dai limiti di rigore imposti in questi anni ai bilanci dei comuni, tuttavia il punto più basso è stato toccato nel 2014, mentre il 2015 segna già una importante ripresa degli investimenti.

Questa in sintesi la fotografia per i comuni italiani. Noi invece a Cattolica come siamo messi?

Le tabelle presentate dall’amministrazione Gennari nel DUP (Documento Unitario di Programmazione, il documento che ogni anno deve essere presentato prima del bilancio e che ne costituisce la base) a questo proposito qualcosa ci dicono, ci dicono però qualcosa di molto allarmante e rischiano di collocare il comune di Cattolica tra quegli enti locali che sono un problema, non una soluzione.

La principale osservazione che deve creare allarme è quella illustrata a pag. 170 e seguenti.

Per quello che riguarda la spesa corrente nel 2017 abbiamo raggiunto lo straordinario record di 26, 298 milioni. Rispetto al 2016 la spesa corrente è aumentata di più di 3,5 milioni. Una cifra davvero esagerata, più del 13% rispetto all’anno precedente.

E’ bene ricordare che quel record di spesa corrente non era così spropositato in sede di bilancio di previsione 2017, esso infatti è per gran parte il frutto di una variazione di bilancio successiva, decisa in corso d’anno, per di più finanziata con mirabolanti quanto poco credibili aumenti degli introiti da recupero dell’evasione e da sanzioni per infrazioni al codice della strada. Un record di aumento della spesa basato su scelte di finanza creativa col quale purtroppo, è facile prevedere, faremo amaramente i conti in primavera, in sede di consultivo di bilancio.

Per la verità i numeri che vengono presentati riguardo alla previsione di spesa corrente nel 2018 sembrano riportarla a livelli più ragionevoli, le tabelle ci dicono infatti che sono soltanto 300.000 euro in più del consuntivo 2016, che sarebbe comunque un bel aumento, ma ben lontano dal record 2017.

In realtà però non è possibile (almeno di non disporre di ulteriori dati) valutare questo aumento con precisione, esso dovrebbe essere infatti molto superiore a quello formalmente evidenziato ed avvicinarsi, in termini reali, a quello del 2017, perché quel dato di spesa va letto alla luce della fuoriuscita delle farmacie comunali dal bilancio comunale, che soltanto per il personale valevano più di 300.000 euro.

Inoltre non sappiamo cosa aspettarci, visto il precedente del 2017, dalle variazioni che verranno portate in corso di esercizio.

Insomma sul fronte della spesa corrente, la nemica di ogni bilancio che abbia come obiettivo la crescita della comunità, la situazione è assolutamente allarmante, invece di diminuire come si fa nei comuni virtuosi da noi aumenta, a livelli record nel 2017 e continua a mantenersi molto più alta di quella sostenuta nel 2016 anche nel 2018 e negli anni successivi.

Il DUP ci dice anche da dove deriva questo aumento della spesa corrente. Le due voci principali sono l’acquisto di beni e servizi come appare chiaro se i dati vengono depurati dalle spese legate alla gestione diretta delle farmacie e la voce “altre spese correnti”, una voce non meglio definita che letteralmente esplode dal 2017 in poi.

Per capirci di più può essere perciò utile fare un raffronto con un’altra tabella che riguarda i servizi a domanda individuale, confrontandola con quella del 2017.

Nel 2018 si prevede che le spese per i servizi a domanda individuale raggiungano la cifra di circa 3,3 milioni, contro una previsione del 2017 di circa 2,5 milioni. 800.000 euro in più!

Nella tabella ci sono voci che aumentano, altre che diminuiscono, ma la parte del leone di questo consistente aumento della spesa la fa la voce “teatri, musei, pinacoteche, gallerie, mostre e spettacoli” che passa dai 572.000 euro del 2017, ai 1.143.000 euro del 2018.

Sono 570.000 euro in più, praticamente questa spesa raddoppia da un anno all’altro e non parliamo certo di teatro o musei.

Non è finita. Tutti i servizi a domanda individuale, dagli asili nido alle mense scolastiche, devono prevedere una percentuale di copertura derivante dalle contribuzioni di chi gode di quei servizi. E’ comprensibile che nella categoria dove ci sono i musei questa copertura sia più bassa, anche se ovunque in Italia si fa di tutto per aumentarla.

Da noi era già diventata bassissima nel 2017 (8,30%), tuttavia nel 2018 la copertura delle entrate è arrivata alla percentuale risibile del 4,9%, un dato assolutamente inaccettabile.

Qui siamo alla promozione più dissennata dell’effimero, ai circenses elargiti senza alcun riguardo ai soldi pubblici, alla spesa fine a se stessa, senza il rientro di un minimo di contributo da chi gode del servizio.

A causa di questa follia, complessivamente i servizi a domanda individuale passano da una copertura con entrate del settore che arrivava al 71% nella previsione 2017 ad una copertura prevista per il 2018 che supera di poco il 55%. Un tracollo.

Se questi sono i dati non crediamo si possa trarre altra conclusione: la nostra amministrazione non ne vuol proprio sapere di spending review e considera l’aumento della spesa pubblica e l’estensione della sfera di intervento del pubblico, cioè quella bulimia statalistica che è alla radice della degenerazione partitocratica, come un proprio obiettivo prioritario, alla faccia delle dichiarazioni nazionali del M5S.

In questo desolante quadro è utile ricordare che c’è un’altra spesa che aumenta costantemente, anche se essa ha una modesta entità rispetto al resto, ed è quella per interessi passivi. Si passa infatti dai 115.000 euro nel 2016, a 172.000 previsti per il 2018.

La cosa però è interessante perché è la spia del secondo dato che abbiamo incontrato nello studio citato all’inizio, vale a dire l’andamento dell’indebitamento dei comuni, che è fortunatamente disceso a livello nazionale nel quinquennio 2010/2015 di quasi il 14%.

Occorre ricordare che a Cattolica abbiamo alle spalle anni duri, nei quali l’amministrazione precedente si è impegnata a ridurre un debito molto elevato, stringendo la cinghia e se ne sono resi conto, come purtroppo sappiamo tutti, i cittadini di Cattolica.

Quel lavoro, certamente non popolare, però non è ancora concluso. Il debito rimane purtroppo alto e occorre continuare a ridurlo, soprattutto non bisogna dilapidare allegramente quanto si è fatto negli anni passati a prezzo di grandi sacrifici.

Attenzione! Basta guardare nel DUP la composizione del grafico su come è suddiviso il debito del nostro comune e ci si accorge che, per la grande maggioranza, i nostri mutui sono stati contratti a tasso variabile. Ciò significa che, in questi anni di discesa e di quasi azzeramento dei tassi di interesse, il debito ci è costato sempre meno.

Basta però ascoltare un qualsiasi bollettino economico per sapere che nei prossimi anni non sarà più così e che i tassi di interesse sono invece destinati a crescere. Insomma il debito è destinato a costarci sempre di più e perciò l’impegno per il suo abbattimento non può essere in alcun modo abbandonato.

Il DUP invece evidenzia uno scenario ben diverso.

Il 2017 ha regalato una sorpresa certo non gradita ai nostri concittadini che insieme al comune hanno dovuto stringere la cinghia negli anni passati: l’indebitamento dell’amministrazione di Cattolica, che era da anni sempre calato, è tornato sciaguratamente a crescere, contro ogni ragionevolezza e contro ogni tendenza degli enti locali a livello nazionale.

Nel 2018 si prevede, fortunatamente, di riprendere la strada della riduzione.

Tuttavia non sappiamo davvero, visti i precedenti delle cospicue variazioni in corso d’esercizio che hanno fatto aumentare l’indebitamento, quanto sia affidabile tale previsione.

Il dato del 2018 in ogni caso risulta insufficiente e bisognerebbe invece valutare come intervenire tempestivamente sul versante delle alienazioni per incidere in maniera più consistente e più ravvicinata sul debito, prima che l’aumento dei tassi lo faccia costare sempre di più alla nostra comunità.

E’ evidente, come testimoniano le tabelle successive, che questo andamento dell’indebitamento ha poi conseguenze negative sull’irrigidimento della spesa che finisce per essere sempre più ingessata ed incapace di rispondere a nuove esigenze che dovessero maturare nella nostra comunità, insomma lo pagano direttamente i cittadini in termini di mancati servizi.

Rimane infine l’ultima priorità messa in luce dallo studio nazionale citato all’inizio, cioè la politica degli investimenti.

Il dato positivo è che anche per il nostro comune finalmente viene prevista una crescita degli investimenti. Dobbiamo però capire come questa avviene, le eventuali conseguenze sugli altri parametri di equilibrio dei conti e se essa ha una consistenza reale.

Come si vede dal bilancio la voce principale che ha sostenuto nel 2017 questa crescita è stata quella dell’accensione di nuovi mutui. Anche per gli anni futuri purtroppo, si ricorre in modo consistente a questa fonte, ma abbiamo appena visto quali sono le preoccupazioni che dovrebbero guidarci nel guardare ad una nuova stagione di indebitamento, che con questa scelta invece vengono ignorate.

Inoltre si prevede di finanziare una parte degli investimenti con un consistente aumento delle entrate derivanti dagli oneri urbanistici, 700.000 euro per il 2018, ancora di più negli anni successivi, per complessivi 2,5 milioni nel triennio. Vale la pena di chiedersi fino a che punto siano credibili queste previsioni, che segnano un aumento molto consistente su quelle del 2017 il cui reale introito, tra l’altro, conosceremo davvero solo in sede di consultivo.

Se dovessimo giudicare dalla perdurante paralisi nella quale sono stati abbandonati i POC, già adottati nel dicembre 2015 ed ancora fermi ai box, senza neppure l’avvertenza, seguita in tanti comuni, di concluderne l’iter approvativo prima dell’entrata in vigore della nuove legge urbanistica regionale, ci sarebbe da scommettere che le cifre previste per investimenti da questa fonte sono in gran parte illusorie.

D’altra parte non rassicurano neppure le notizie che si rincorrono sugli incontri in corso con gli operatori interessati a causa della confusione manifestata dal comune sulle procedure urbanistiche da seguire nel nuovo regime della legge regionale.

A questa aleatorietà a proposito delle risorse reali sulle quali si potrà in effetti contare, si somma una legittima preoccupazione sulla trasparenza di procedure che garantiscano gli interessi di tutti i cittadini, in una materia così delicata e sensibile come quella urbanistica.

Resta la voce dei finanziamenti provenienti da enti pubblici sovraordinati. Da questo punto di vista, dati i precedenti non proprio brillanti per la tempestività e l’efficacia con la quale questa amministrazione si è rapportata ai diversi enti, basta l’avvertenza sottolineata nel parere dei Revisori sul bilancio: “ la realizzazione degli interventi previsti sarà possibile a condizione che siano concretamente reperiti, in particolare i contributi regionali”. Più chiaro di così.

Anche sulla partita investimenti perciò, a ben guardare, le notizie non sono buone e nulla lascia intendere che vi siano garanzie credibili perché i programmi di opere pubbliche presentati siano in effetti realizzati. Potrebbe supplire a questa incertezza l’accensione di nuovi mutui e cioè l’ulteriore ricorso all’indebitamento e non è escluso che in corso d’anno la giunta Gennari non ricorra nuovamente a questa strada.

E’ una strada che forse poteva essere giustificata in altre epoche, e che ha comportato anni di sacrifici successivi per risanare il bilancio, oggi, se non è affiancata da una rigorosa revisione delle spese, rappresenta semplicemente un atto di irresponsabilità che pagheranno le generazioni future.

Abbiamo svolto un ragionamento sulla base dei documenti disponibili e del raffronto con le tendenze nazionali che porta ad un giudizio molto negativo sul bilancio di previsione.

Sugli obiettivi che sarebbe necessario perseguire, come un qualsiasi comune virtuoso, proprio non ci siamo. Eppure i dati evidenziati dallo studio nazionale dimostrano che la grande maggioranza dei comuni italiani, negli anni passati si è ormai incamminata, a fatica certamente, comunque sulla strada buona.

Noi invece, al quadro decisamente preoccupante fino ad ora descritto, aggiungiamo che siamo ancora ai livelli più alti della tassazione locale, mentre i margini che erano stati costruiti per farla finalmente scendere vengono azzerati da una politica della spesa che si può definire soltanto come una spesa allegra.

Sotto la guida del M5S ci stiamo incamminando su un percorso del tutto anacronistico, ormai abbandonato ovunque, quello del tassa e spendi, tanto ai debiti domani ci penserà qualcun altro.

C’è proprio un abisso tra due diverse culture politiche, tra chi pensa che il consenso debba essere conquistato ad ogni costo anche sbracando i conti pubblici, come fa la giunta Gennari e chi invece ritiene che la cosa pubblica debba essere salvaguardata e debbano essere restituite ai cittadini risorse e competenze.

Infine è opportuno sottolineare che avremo modo di confrontarci negli appuntamenti successivi, relativi al consuntivo 2017, su un elemento fondamentale sul quale non smetteremo mai di esercitare una testarda vigilanza, l’equilibrio dei conti pubblici.

Si può infatti dissentire su scelte fondamentali, ma non si possono costruire quelle scelte su presupposti di bilancio che possono mettere a rischio quegli equilibri e i conti della casa comune che appartiene a tutti, aggirando procedure e norme consolidate.

Vedremo se le nostre preoccupazioni, oggetto di un esposto alla Corte dei Conti, che per tanta parte sono state desunte dai pareri del Collegio dei Revisori appena decaduto, sono eccessive.

Certamente in questi mesi di governo locale a 5 Stelle si è assistito ad una gestione dei residui attivi del comune, dei crediti di dubbia esigibilità, del contenzioso legale che non convince, non convince affatto.

Ci auguriamo che si tratti solo di una diversa visione ed impostazione delle politiche di bilancio e che non si debba invece constatare una gestione che viola i presupposti previsti dalle norme vigenti.