Per capire meglio quali sono i punti deboli del bilancio presentato dalla giunta Gennari ed i pericoli che stanno di fronte ai conti pubblici del Comune di Cattolica a causa delle scelte sbagliate del Movimento 5 Stelle, può essere utile confrontare quello che sta avvenendo nel nostro comune con i dati che riguardano la situazione degli altri comuni italiani.
Circa due mesi fa è stato presentato uno studio sull’andamento fiscale dei comuni italiani nel periodo 2010/2015, per verificare come i nostri enti locali abbiano reagito alla stretta della finanza pubblica imposta dal centro e quali percorsi virtuosi sono stati invece intrapresi per ottenere tre risultati fondamentali: primo, ridurre la spesa corrente, quella spesa cioè che non genera nuove infrastrutture od opere pubbliche, ma che alimenta semplicemente il funzionamento giorno dopo giorno della macchina comunale, secondo, diminuire l’indebitamento e, terzo, parallelamente, aumentare gli investimenti in opere pubbliche, quelle che cambiano il volto di una città.
Prima di vedere alcuni dati dello studio vale la pena di sottolineare che questi tre obiettivi fondamentali per la finanza locale in genere vengono largamente condivisi da tutti i partiti.
Si discute e si polemizza, anche in maniera accesa, su come raggiungerli, ma più o meno tutti concordano che queste mete debbano essere perseguite e perseguite congiuntamente.
Anche facendo una rapida visita al blog del M5S è facile constatare che il movimento che ha la maggioranza nel nostro comune, nazionalmente si dice particolarmente convinto di questi obiettivi e critica aspramente le amministrazioni che non li perseguono
Torniamo allo studio nazionale. Nel periodo esaminato la spesa corrente dei comuni si è ridotta di circa il 6%, il 68% dei comuni l’ha ridotta, il 31% l’ha aumentata, i comuni che hanno concorso maggiormente alla sua riduzione sono quelli della nostra dimensione. E’ un dato che va considerato positivamente.
Purtroppo, ci dice l’indagine nazionale, gran parte della riduzione è avvenuta per fattori esterni, come il blocco del turn over del personale che rappresenta di gran lunga la principale voce della riduzione.
Solo il 16% del totale della riduzione deriva da minori spese per l’acquisto di beni e servizi.
L’invito ai comuni, che viene formulato a conclusione dello studio, è quello di incidere maggiormente per il futuro sulla spending review, cioè su quella revisione della spesa corrente che consente di risparmiare ed evitare sperperi e che fino al 2015 era stata fatta in modo insufficiente.
Sempre nel periodo 2010/2015 l’indebitamento dei comuni italiani è diminuito di una cifra consistente pari al 13,81%.
Per gli investimenti, invece si registra purtroppo una diminuzione, che è stata senz’altro influenzata da una minore disponibilità di risorse dal centro e dai limiti di rigore imposti in questi anni ai bilanci dei comuni, tuttavia il punto più basso è stato toccato nel 2014, mentre il 2015 segna già una importante ripresa degli investimenti.
Questa in sintesi la fotografia per i comuni italiani. Noi invece a Cattolica come siamo messi?
Le tabelle presentate dall’amministrazione Gennari nel DUP (Documento Unitario di Programmazione, il documento che ogni anno deve essere presentato prima del bilancio e che ne costituisce la base) a questo proposito qualcosa ci dicono, ci dicono però qualcosa di molto allarmante e rischiano di collocare il comune di Cattolica tra quegli enti locali che sono un problema, non una soluzione.
La principale osservazione che deve creare allarme è quella illustrata a pag. 170 e seguenti.
Per quello che riguarda la spesa corrente nel 2017 abbiamo raggiunto lo straordinario record di 26, 298 milioni. Rispetto al 2016 la spesa corrente è aumentata di più di 3,5 milioni. Una cifra davvero esagerata, più del 13% rispetto all’anno precedente.
E’ bene ricordare che quel record di spesa corrente non era così spropositato in sede di bilancio di previsione 2017, esso infatti è per gran parte il frutto di una variazione di bilancio successiva, decisa in corso d’anno, per di più finanziata con mirabolanti quanto poco credibili aumenti degli introiti da recupero dell’evasione e da sanzioni per infrazioni al codice della strada. Un record di aumento della spesa basato su scelte di finanza creativa col quale purtroppo, è facile prevedere, faremo amaramente i conti in primavera, in sede di consultivo di bilancio.
Per la verità i numeri che vengono presentati riguardo alla previsione di spesa corrente nel 2018 sembrano riportarla a livelli più ragionevoli, le tabelle ci dicono infatti che sono soltanto 300.000 euro in più del consuntivo 2016, che sarebbe comunque un bel aumento, ma ben lontano dal record 2017.
In realtà però non è possibile (almeno di non disporre di ulteriori dati) valutare questo aumento con precisione, esso dovrebbe essere infatti molto superiore a quello formalmente evidenziato ed avvicinarsi, in termini reali, a quello del 2017, perché quel dato di spesa va letto alla luce della fuoriuscita delle farmacie comunali dal bilancio comunale, che soltanto per il personale valevano più di 300.000 euro.
Inoltre non sappiamo cosa aspettarci, visto il precedente del 2017, dalle variazioni che verranno portate in corso di esercizio.
Insomma sul fronte della spesa corrente, la nemica di ogni bilancio che abbia come obiettivo la crescita della comunità, la situazione è assolutamente allarmante, invece di diminuire come si fa nei comuni virtuosi da noi aumenta, a livelli record nel 2017 e continua a mantenersi molto più alta di quella sostenuta nel 2016 anche nel 2018 e negli anni successivi.
Il DUP ci dice anche da dove deriva questo aumento della spesa corrente. Le due voci principali sono l’acquisto di beni e servizi come appare chiaro se i dati vengono depurati dalle spese legate alla gestione diretta delle farmacie e la voce “altre spese correnti”, una voce non meglio definita che letteralmente esplode dal 2017 in poi.
Per capirci di più può essere perciò utile fare un raffronto con un’altra tabella che riguarda i servizi a domanda individuale, confrontandola con quella del 2017.
Nel 2018 si prevede che le spese per i servizi a domanda individuale raggiungano la cifra di circa 3,3 milioni, contro una previsione del 2017 di circa 2,5 milioni. 800.000 euro in più!
Nella tabella ci sono voci che aumentano, altre che diminuiscono, ma la parte del leone di questo consistente aumento della spesa la fa la voce “teatri, musei, pinacoteche, gallerie, mostre e spettacoli” che passa dai 572.000 euro del 2017, ai 1.143.000 euro del 2018.
Sono 570.000 euro in più, praticamente questa spesa raddoppia da un anno all’altro e non parliamo certo di teatro o musei.
Non è finita. Tutti i servizi a domanda individuale, dagli asili nido alle mense scolastiche, devono prevedere una percentuale di copertura derivante dalle contribuzioni di chi gode di quei servizi. E’ comprensibile che nella categoria dove ci sono i musei questa copertura sia più bassa, anche se ovunque in Italia si fa di tutto per aumentarla.
Da noi era già diventata bassissima nel 2017 (8,30%), tuttavia nel 2018 la copertura delle entrate è arrivata alla percentuale risibile del 4,9%, un dato assolutamente inaccettabile.
Qui siamo alla promozione più dissennata dell’effimero, ai circenses elargiti senza alcun riguardo ai soldi pubblici, alla spesa fine a se stessa, senza il rientro di un minimo di contributo da chi gode del servizio.
A causa di questa follia, complessivamente i servizi a domanda individuale passano da una copertura con entrate del settore che arrivava al 71% nella previsione 2017 ad una copertura prevista per il 2018 che supera di poco il 55%. Un tracollo.
Se questi sono i dati non crediamo si possa trarre altra conclusione: la nostra amministrazione non ne vuol proprio sapere di spending review e considera l’aumento della spesa pubblica e l’estensione della sfera di intervento del pubblico, cioè quella bulimia statalistica che è alla radice della degenerazione partitocratica, come un proprio obiettivo prioritario, alla faccia delle dichiarazioni nazionali del M5S.
In questo desolante quadro è utile ricordare che c’è un’altra spesa che aumenta costantemente, anche se essa ha una modesta entità rispetto al resto, ed è quella per interessi passivi. Si passa infatti dai 115.000 euro nel 2016, a 172.000 previsti per il 2018.
La cosa però è interessante perché è la spia del secondo dato che abbiamo incontrato nello studio citato all’inizio, vale a dire l’andamento dell’indebitamento dei comuni, che è fortunatamente disceso a livello nazionale nel quinquennio 2010/2015 di quasi il 14%.
Occorre ricordare che a Cattolica abbiamo alle spalle anni duri, nei quali l’amministrazione precedente si è impegnata a ridurre un debito molto elevato, stringendo la cinghia e se ne sono resi conto, come purtroppo sappiamo tutti, i cittadini di Cattolica.
Quel lavoro, certamente non popolare, però non è ancora concluso. Il debito rimane purtroppo alto e occorre continuare a ridurlo, soprattutto non bisogna dilapidare allegramente quanto si è fatto negli anni passati a prezzo di grandi sacrifici.
Attenzione! Basta guardare nel DUP la composizione del grafico su come è suddiviso il debito del nostro comune e ci si accorge che, per la grande maggioranza, i nostri mutui sono stati contratti a tasso variabile. Ciò significa che, in questi anni di discesa e di quasi azzeramento dei tassi di interesse, il debito ci è costato sempre meno.
Basta però ascoltare un qualsiasi bollettino economico per sapere che nei prossimi anni non sarà più così e che i tassi di interesse sono invece destinati a crescere. Insomma il debito è destinato a costarci sempre di più e perciò l’impegno per il suo abbattimento non può essere in alcun modo abbandonato.
Il DUP invece evidenzia uno scenario ben diverso.
Il 2017 ha regalato una sorpresa certo non gradita ai nostri concittadini che insieme al comune hanno dovuto stringere la cinghia negli anni passati: l’indebitamento dell’amministrazione di Cattolica, che era da anni sempre calato, è tornato sciaguratamente a crescere, contro ogni ragionevolezza e contro ogni tendenza degli enti locali a livello nazionale.
Nel 2018 si prevede, fortunatamente, di riprendere la strada della riduzione.
Tuttavia non sappiamo davvero, visti i precedenti delle cospicue variazioni in corso d’esercizio che hanno fatto aumentare l’indebitamento, quanto sia affidabile tale previsione.
Il dato del 2018 in ogni caso risulta insufficiente e bisognerebbe invece valutare come intervenire tempestivamente sul versante delle alienazioni per incidere in maniera più consistente e più ravvicinata sul debito, prima che l’aumento dei tassi lo faccia costare sempre di più alla nostra comunità.
E’ evidente, come testimoniano le tabelle successive, che questo andamento dell’indebitamento ha poi conseguenze negative sull’irrigidimento della spesa che finisce per essere sempre più ingessata ed incapace di rispondere a nuove esigenze che dovessero maturare nella nostra comunità, insomma lo pagano direttamente i cittadini in termini di mancati servizi.
Rimane infine l’ultima priorità messa in luce dallo studio nazionale citato all’inizio, cioè la politica degli investimenti.
Il dato positivo è che anche per il nostro comune finalmente viene prevista una crescita degli investimenti. Dobbiamo però capire come questa avviene, le eventuali conseguenze sugli altri parametri di equilibrio dei conti e se essa ha una consistenza reale.
Come si vede dal bilancio la voce principale che ha sostenuto nel 2017 questa crescita è stata quella dell’accensione di nuovi mutui. Anche per gli anni futuri purtroppo, si ricorre in modo consistente a questa fonte, ma abbiamo appena visto quali sono le preoccupazioni che dovrebbero guidarci nel guardare ad una nuova stagione di indebitamento, che con questa scelta invece vengono ignorate.
Inoltre si prevede di finanziare una parte degli investimenti con un consistente aumento delle entrate derivanti dagli oneri urbanistici, 700.000 euro per il 2018, ancora di più negli anni successivi, per complessivi 2,5 milioni nel triennio. Vale la pena di chiedersi fino a che punto siano credibili queste previsioni, che segnano un aumento molto consistente su quelle del 2017 il cui reale introito, tra l’altro, conosceremo davvero solo in sede di consultivo.
Se dovessimo giudicare dalla perdurante paralisi nella quale sono stati abbandonati i POC, già adottati nel dicembre 2015 ed ancora fermi ai box, senza neppure l’avvertenza, seguita in tanti comuni, di concluderne l’iter approvativo prima dell’entrata in vigore della nuove legge urbanistica regionale, ci sarebbe da scommettere che le cifre previste per investimenti da questa fonte sono in gran parte illusorie.
D’altra parte non rassicurano neppure le notizie che si rincorrono sugli incontri in corso con gli operatori interessati a causa della confusione manifestata dal comune sulle procedure urbanistiche da seguire nel nuovo regime della legge regionale.
A questa aleatorietà a proposito delle risorse reali sulle quali si potrà in effetti contare, si somma una legittima preoccupazione sulla trasparenza di procedure che garantiscano gli interessi di tutti i cittadini, in una materia così delicata e sensibile come quella urbanistica.
Resta la voce dei finanziamenti provenienti da enti pubblici sovraordinati. Da questo punto di vista, dati i precedenti non proprio brillanti per la tempestività e l’efficacia con la quale questa amministrazione si è rapportata ai diversi enti, basta l’avvertenza sottolineata nel parere dei Revisori sul bilancio: “ la realizzazione degli interventi previsti sarà possibile a condizione che siano concretamente reperiti, in particolare i contributi regionali”. Più chiaro di così.
Anche sulla partita investimenti perciò, a ben guardare, le notizie non sono buone e nulla lascia intendere che vi siano garanzie credibili perché i programmi di opere pubbliche presentati siano in effetti realizzati. Potrebbe supplire a questa incertezza l’accensione di nuovi mutui e cioè l’ulteriore ricorso all’indebitamento e non è escluso che in corso d’anno la giunta Gennari non ricorra nuovamente a questa strada.
E’ una strada che forse poteva essere giustificata in altre epoche, e che ha comportato anni di sacrifici successivi per risanare il bilancio, oggi, se non è affiancata da una rigorosa revisione delle spese, rappresenta semplicemente un atto di irresponsabilità che pagheranno le generazioni future.
Abbiamo svolto un ragionamento sulla base dei documenti disponibili e del raffronto con le tendenze nazionali che porta ad un giudizio molto negativo sul bilancio di previsione.
Sugli obiettivi che sarebbe necessario perseguire, come un qualsiasi comune virtuoso, proprio non ci siamo. Eppure i dati evidenziati dallo studio nazionale dimostrano che la grande maggioranza dei comuni italiani, negli anni passati si è ormai incamminata, a fatica certamente, comunque sulla strada buona.
Noi invece, al quadro decisamente preoccupante fino ad ora descritto, aggiungiamo che siamo ancora ai livelli più alti della tassazione locale, mentre i margini che erano stati costruiti per farla finalmente scendere vengono azzerati da una politica della spesa che si può definire soltanto come una spesa allegra.
Sotto la guida del M5S ci stiamo incamminando su un percorso del tutto anacronistico, ormai abbandonato ovunque, quello del tassa e spendi, tanto ai debiti domani ci penserà qualcun altro.
C’è proprio un abisso tra due diverse culture politiche, tra chi pensa che il consenso debba essere conquistato ad ogni costo anche sbracando i conti pubblici, come fa la giunta Gennari e chi invece ritiene che la cosa pubblica debba essere salvaguardata e debbano essere restituite ai cittadini risorse e competenze.
Infine è opportuno sottolineare che avremo modo di confrontarci negli appuntamenti successivi, relativi al consuntivo 2017, su un elemento fondamentale sul quale non smetteremo mai di esercitare una testarda vigilanza, l’equilibrio dei conti pubblici.
Si può infatti dissentire su scelte fondamentali, ma non si possono costruire quelle scelte su presupposti di bilancio che possono mettere a rischio quegli equilibri e i conti della casa comune che appartiene a tutti, aggirando procedure e norme consolidate.
Vedremo se le nostre preoccupazioni, oggetto di un esposto alla Corte dei Conti, che per tanta parte sono state desunte dai pareri del Collegio dei Revisori appena decaduto, sono eccessive.
Certamente in questi mesi di governo locale a 5 Stelle si è assistito ad una gestione dei residui attivi del comune, dei crediti di dubbia esigibilità, del contenzioso legale che non convince, non convince affatto.
Ci auguriamo che si tratti solo di una diversa visione ed impostazione delle politiche di bilancio e che non si debba invece constatare una gestione che viola i presupposti previsti dalle norme vigenti.